"IL
SACRO DEL MURER" in mostra a FELTRE
Alla Coop. Arcobaleno le tavole della VIA CRUCIS in omaggio
al Vescovo Savio scomparso a fine marzo 2004.
SALA
ESPOSITIVA
Cooperativa Sociale Arcobaleno 86
FELTRE |
SALA
ESPOSITIVA
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ESPOSITIVA |
Non ho pretesa di fare il punto sulle sculture, di soggetto
religioso, di Augusto Murer, ma soltanto una lettura, un
discorso "privato", anche se fatto per iscritto,
come tentativo di risposta e spiegazione, ad un lavoro che
mi affascina: la VIA CRUCIS.
Anche perchè ritengo che con quei quattordici pannelli,
l'artista riveli una raggiunta maturità artistica,
una particolare stagione dell'anima sua, illuminata da una
ispirazione religiosa e sostenuta da una lunga meditazione,
dolorosa e dolente, del dramma di Cristo. E' vero che non
è "sacra" un'opera per il solo fatto che
rappresenti il Cristo o la Madonna, o un soggetto religioso;
perchè l'equivalente sacralità non sta tanto
nel soggetto, quanto nel fatto che dall'opera emerga un
reale senso del sacro, pieno, avvincente, da dove ci venga
certezza, speranza, desiderio di fare il bene; altrimenti
c'è soltanto la bellezza o, nel migliore dei casi,
piacevolezza o nobiltà artistica; quando non ci sia
solo abilità descrittiva.
Non certo "arte sacra".
Pare che l'opera di Murer, a suo tempo, abbia suscitato
delle perplessità nell'ambiente religioso..., perplessità
che , modestamente, non mi sento di fare mie. La conoscenza
e la frequentazione con l'artista mi hanno consentito di
cogliere una sua spiritualità, una sua religiosità,
che una modestia - o scontrosità talora indisponente
- cercava, se non di negare, di nascondere.
Ed è da questo suo fondo interiore che è nata la "Via Crucis"
e il portale, commissionata nel 1958 dalla Presidente del
C.I.F. di Venezia Maria Monico, per la chiesa del Villaggio
Marino Pio XII, a Bibione.
Allora me lo penso: spiritualmente commosso dal tema drammatico
del dolore divino e umano di Cristo; artisticamente impegnato
nell'immaginare la sua scultura già completa. Penso
alla sua fatica mentale e manuale nel trattene quella sorta
di progettazione iniziale con la proibizione di sbagliare
un colpo di sgorbia; allo sforzo di chiedere al legno il
rispetto alla sua ispirazione e un suggerimento per il suo
lavoro.
1958 - 14 TAVOLE dedicate al tema della Via Crucis:
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1.
Stazione
Condanna a morte
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2.
Stazione
Gesu' Caricato dalla croce
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3.
Stazione
Prima caduta
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4.
Stazione
Gesù incontra sua madre
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Un
pregio innegabile dell'opera è l'assenza di momenti
di stanchezza sculturea, di ripetizioni di maniera; tanto
più significativo questo fatto, ove si pensi che,
in sostanza, rappresenta un medesimo Cristo, una medesima
e prolungata sofferenza, pur nella diversità degli
episodi, in ben quattordici pannelli.
Un particolare - che non è più un particolare!
- s'impone: la rappresentazione delle tre cadute di Cristo
sotto il peso della Croce, espresse e rese con un progressivo
e drammatico schiacciamento di un "uomo" che non
molla lo strumento della sua morte, ma vi si avvinghia,
con un abbraccio, che al di là della resistenza alla
sofferenza, dice tutto della sua libera volontà di
portare a termine la scelta di espiare, nella sua persona,
il male del mondo.
Non è da tutti il fare sentire questo!
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5.
Stazione
Gesù è aiutato dal Cireneo
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6.
Stazione
Gesù incontra la Veronica
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7.
Stazione
Gesù cade per la II volta
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8.
Stazione
Gesù incontra le pie donne
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E
attorno al Cristo, che appare nella sua monumentale frontalità;
o nei dolenti profili segnati dalla sofferenza; o negli
abbandoni irresistibili del capo, velato dalla capigliatura
scarmigliata e appesantita dal sudore e dal sangue, ci stanno
i vari personaggi, scolpiti nella dura e forte anatomia
dei soldati, o nella contenuta mestizia delle donne tristemente
velate, o nella scorata disperazione del ladrone crocefisso
o nella femminile tenerezza di chi asciuga il volto del
condannato, o nel silente e drammatico momento della deposizione
della croce.
Non mancano i cavalli, cari al Murer e a tanti altri artisti:
agili e dinamiche silhouettes, strettamente inserite e legate
alla composizione.
Veramente corale, nell'insieme dei quattordici pannelli,
l'umanizzazione e la storicizzazione del "ciclo"
della Passione di Cristo. Resa, nei forti primi piani, con
quel tanto di esasperazione drammatica che coinvolge lo
spettatore nell'azione, allo scopo di rendere vero, credibile,
tangibile il fatto rappresentato e introdurlo nel mistero
di un "uomo-Dio", che soffre e muore per la redenzione
del genere umano.
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9.
Stazione
Gesù cade per la III volta
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10.
Stazione
Gesù è spogliato dalle vesti
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11.
Stazione
Gesù è crocifisso
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12.
Stazione
Gesù muore sulla croce
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In
quest'opera, forse più che in altre, Murer rivela
la sua padronanza nell'arte dello scolpire, la sua sicura
capacità tecnica, l'acquisto - o innato? - senso
delle proporzioni, dell'ordine, della disciplina, della
costruzione equilibrata e armaniosa.
Lavorato dal suo scalpello, il legno, duro al tatto, obbedisce
alla sua ispirazione, rende le forti e scavate anatomie
dei personaggi, conserva la distratta morbidezza dei panneggi,
lascia trasparire i sentimenti, buoni o malvagi che siano;
si piega al gioco di tenui luci e soffuse ombre, dei vuoti
e dei pieni, sempre guidato e regolato dal vigore della
composizione dallo scultore voluta.
E' di Giovanni Paolo II l'affermazione: "Nell'arte
sono state egregiamente espresse la freschezza e la novità
dell'esperienza religiosa".
Se il soggetto di Murer è un tema religioso, la sua
ispirazione è religiosa, la realizzazione ha quel
tanto di spiritualità e di compostezza che si conviene:
allora, perchè non potrebbe valere anche per la sua
"Via Crucis" il giudizio plaudente del Papa?
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13.
Stazione
Gesù deposto dalla croce
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14.
Stazione
Gesù è posto nel sepolcro
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Il
soggetto delle sei formelle è ancora Gesù:
ma non è più l'adulto straziato e crocifisso
della "Via Crucis", bensì il bambino,
il fanciullo Gesù, come ne parla Luca nel suo vangelo.
Vangelo che Augusto Murer deve aver ripreso in mano, certamente
non fidandosi della sua memoria infantile. Ed è
la lettura, e soprattutto la meditazione sulle vicende
dei primi anni della vita di Gesù, condivisa da
Maria e Giuseppe, che gli suggeriscono il ciclo dei sei
pannelli lignei: la nascita, i Re Magi, la presentazione
al tempio,la fuga in Egitto, Gesù tra i dottori
e la bottega di GIuseppe, il falegname di Nazaret.
1959
- 6 TAVOLE dedicate all'infanzia di Gesù:
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1.
Natività - Legno
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2.
Adorazione dei re Magi
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3.
Fuga in Egitto
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Gli
episodi evangelici scolpiti sul portale (1959) gli hanno
offerto l'occasione di comporre e popolare le scene di
figure, secondo la sua inventiva artistica: la piccola
folla devotamente ammucchiata attorno ad una serena e
felicissima madre; la raccolta solennità degli
inaspettati visitatori orientali; i misteriosi volti delle
donne incapucciate nei loro manti che hanno sentito la
gioia spirituale del vecchio Simeone; la sfinita stanchezza
dell'umile asinello, che avanza teso nel sogno di una
stalla in qualche villaggio d'Egitto; il pensoso stupore
dei seriosi sacerdoti stretti intorno ad un giovanetto;
e, a coronamento della storia, Gesù, provetto e
robusto apprendista nella bottega paterna, a conduzione
famigliare. Vi sono alcuni particolari - anche se in un
opera d'arte non vi è mai un... particolare - che
rilevano la precisa ispirazione dell'artista; cioè,
la centralità in tutti i pannelli, di Gesù,
che quanti gli stanno attorno desiderano toccare.
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4.
Presentazione al Tempio
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5.
Gesù tra i dottori nel tempio
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6.Gesù
nella bottega di
Giuseppe falegname
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Allora
Murer lo presenta avvolto o dalle mani affettuose della
Madonna o da quelle rispettose dei Re Magi, o da quelle
devote del vecchio Simeone. Le mani, poi, le fa solennemente
alzare da Gesù sopra i pensierosi sacerdoti che,
da tre giorni, pendono dalle sue labbra, nel tempio.
Il ciclo diventa così una storia raccontata da una
folla di figure, alle quali l'abile tocco dello scalpellatore,
dona una plasticità e dignità che, talora,
hanno il sapore di una raccolta monumentalità religiosa.
Mons.Giulio
Perotto
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